miércoles, 25 de noviembre de 2009

non ho rispetto per la fine.













pic di alita tommasi


Io non ho rispetto per la fine.

Rimando a domani ma è già ieri e mi ripeterò che avrei potuto,
se soltanto.

domingo, 22 de noviembre de 2009

forse, eppure nonostante.










pic di cri voto


Era accaduto tempo prima, nessuno sa quando esattamente perché entrambi odiavano orologi e agende, e negli ultimi mesi il tempo aveva soffiato sui loro volti con velocità inconsueta, con un ritmo mai sperimentato prima. Si erano incontrati nell’ascensore, salendo al quarto piano della biblioteca con la prospettiva di una nottata studio last minute.

Primo piano – si guardano un istante - secondo piano - e succede tutto così in fretta da non lasciare il tempo di capire – terzo piano assente - com’è possibile che alla domanda “sali al quarto?” segua un bacio anonimo, perfetto come tutte quelle cose che la realtà accenna soltanto – quarto piano - e la mente completa in un disegno un po’ divino. La sua vita da allora era un’attesa costante in cui il tempo trascorreva solo durante i loro incontri, primo piano, per poi bloccarsi in un’impasse definitiva, secondo, e non c’era modo di risvegliarlo dalla sua paresi fantastica (terzo manca) dove tutto era soltanto desiderio di silenzio e solitudine, e la circolare volontà di mandare in loop quell’incontro nella memoria, il quarto piano, ancora una volta e una volta ancora fino a consumarlo saturarlo snaturarlo. Forse. Nonostante. Eppure.

(1) Non trascinare la catena di eppure e forse e nonostante via dal terreno materiale (2) e concentrati su ciò che è (--) fatti bastare la realtà concreta come spiegazione e dai l’unico senso plausibile alla sua immediata, definitiva sparizione. (4) Nulla di più complicato.

Eppure c’era stato un istante, e questo nessuno lo può negare, un primo istante in cui i loro mondi si erano unificati, un momento in cui l’origine di quella collisione era ancora da scoprire, da interpretare - sospensione - una domanda sul poi o soltanto un'idea, un dubbio, un attimo già proiettato in un futuro potenziale in cui forse sarebbe stato più logico e opportuno sedersi ad aspettare che la potenza diventasse atto o ripiegasse su se stessa scomparendo.

Ma lui aveva fretta, nonostante. E lei troppo, troppo tempo.

viernes, 6 de noviembre de 2009

to see a world in a grain of sand
and a heaven in a wild flower,
hold infinity in the palm of your hand
and eternity in an hour.

William Blake


Sarà la settimana di Aracne, dopotutto. L’abbiamo decretato di fronte a un mate pomeridiano nel cortile di casa, con un sole verticale che gridava l’opposto, gridava siesta, e noi succhiando erba liquida dalla bombilla intasata cercavamo di imporci l’azione in tutte le sue forme, la intervencion, il gusto amaro, Aracne che sfida una dea e sarà un ragno a vita per la sua arroganza, ma almeno ha vinto una perdita, almeno ha provato, ha agito.

Sono convinta che si debba mantenere un certo atteggiamento mentre ci si lancia. Non basta fare lo sforzo di, è molto più complesso. Un po’ come tirare un oggetto cercando di fare centro, l’atteggiamento sbagliato sta proprio lì, nel tentativo, perché è inutile cercare di, bisogna sapere che, lanciarlo con la consapevolezza della riuscita, io lo so, ora entra, senza mai perderla durante il lancio. Provate. Se il mondo è in ogni granello di sabbia e l’universo nel guscio di una noce, allora centrare la spazzatura col rotolo della carta igienica finita non sarà così diverso dall’ottenere un sì, una camminata insieme, poi magari un sì durante la camminata, una colazione sul tetto con mate e medialunas, un anello al dito e una tomba nella Chacarita.