jueves, 1 de julio de 2010

The Appleguy (posso frignare cinque minuti?)







Se dovessi scegliere oggi la mia offerta, qualcosa di abbastanza piccolo da poter entrare in una bustina di plastica trasparente che lascerei alla Terra prima di andarmene, sceglierei l’involucro delle decine di alfajores che fagocito ogni tanto per compensare il vuoto di autostima che m’infondi, e almeno un tuo stupido bigliettino in cui, senza una parola, riesci a inchiodarmi al tavolo per un’analisi semiotica e la sua ovvia deriva in una pura speculazione.

Sei semplicemente doloroso. Da ammettere, soprattutto.

Ti voglio bene solo perché ho imparato ad amare lo schifo che mi fai sentire addosso.

Ho già deciso che i tuoi obiettivi ti rendono una brutta persona, e so che mento, ma la costruzione mentale che ho di te è la mia più grande opera d’arte, così continuo questo dialogo perverso col tuo fantasma vivo. In realtà sono sola. E’ che la tua esistenza non mi basta. Non mi basta il tuo modo di esistere perché quello che ho inventato per te è un mondo migliore.

Se soltanto il silenzio non fosse questa corda che ci unisce.

Ho bisogno di credere che la sensibilità che sto crescendo dentro sia una direzione. Ho bisogno di credere che un orientamento e il tempo servano a qualcosa.

Forse il fatto che tu non mi capisca è chiave in questo. Se mi avessi conosciuta in qualche punto d’arrivo, la tua vita senza me ti sarebbe sembrata inconcepibile.

Ci vorrà più tempo, ma vedrai che arrivo. E dove sarai tu in quel momento?

Sicuramente altrove.